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      Nel caso nostro bisognava attendersi che ogni ricerca di un mezzo perfetto e ideale per ripartire e raggruppare le conoscenze, che non ne prendesse in considerazione le ripartizioni effettive e storiche e trascurasse le cause della loro genesi e delle loro vicende, avrebbe condotto a conclusioni non meno fantastiche e utopistiche di quelle, ancor più numerose, relative alla ricerca di un tipo immaginario di società perfetta o di una forma ideale di governo, costruiti indipendentemente da qualsiasi studio delle condizioni positive e delle leggi che dominano lo sviluppo e la vita delle società quali la storia ci mostra che sono esistite nel passato.
     
      III
     
      Ma, benché la storia della civiltà nelle sue diverse fasi rappresenti un presupposto necessario a guidare lo studio della suddetta questione, non si può confidare che essa sia sufficiente da sola ad eliminare tutte le difficoltà che tale studio incontra.
      In effetti tra queste difficoltà ve ne sono alcune che dipendono, più che dalla scarsità di dati di fatto o dalla complessità dell’argomento, da difetti radicali inerenti alla maniera stessa di concepire e formulare il problema da risolvere e dal fatto che lo si enuncia in una forma troppo restrittiva e atta a suggerire esigenze irrazionali o differenti condizioni, impossibili da soddisfare simultaneamente.
      Mi sembra che contro questa seconda causa di difficoltà e di fraintendimenti, la cui origine principale consiste in un insieme di concezioni erronee o vaghe che si riferiscono alla natura e al fine del processo di «classificazione» in generale, non si possa reagire meglio che sottomettendo queste ultime, come le operazioni mentali a cui si ricollegano, ad un’analisi un po’ più precisa e rigorosa.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483