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      Comte è nuovamente costretto a ricorrere a considerazioni analoghe quando vuole dimostrare che i due criteri suddetti, ossia quello dell’ordine storico dello sviluppo e quello della «generalità decrescente», non sono i soli che servono di base alla sua classificazione, ma che essa tiene conto anche della maggiore o minore affinità che le varie scienze fondamentali presentano dal punto di vista del metodo e di quella che si potrebbe definire la loro struttura logica.
      Per questo, ad esempio, egli si sforza di provare che il predominio dei processi di deduzione nella meccanica propriamente detta, rispetto alla maggiore importanza che acquista il metodo induttivo e sperimentale nei diversi rami della fisica, è semplicemente dovuto al fatto che le leggi fondamentali della prima sono caratterizzate, rispetto a quelle della seconda, da una minore «complessità», dato che per il solo fatto di estendersi ad un insieme più vasto di fenomeni, devono corrispondere a un grado superiore di astrazione dai dati concreti e complicati dell’esperienza.
      Nella stessa categoria rientrano le considerazioni che Comte usa per mettere in luce che la sua classificazione in serie delle scienze fondamentali concorda anche con l’ordine in cui bisogna porle quando si desidera che ciascuna di esse sia preceduta da tutte quelle di cui presuppone la conoscenza, cioè da tutte quelle il cui studio costituisce parte integrante della preparazione intellettuale che essa esige.
     
      VII
     
      Orbene, se non si può contestare né la profondità né la portata di queste osservazioni, e di altre dello stesso genere sull’argomento in questione, non è difficile riconoscere che l’applicazione diretta e simultanea che ne fa Comte per giustificare il suo sistema di classificazione, equivale a supporre risolti, nei rapporti reciproci tra le scienze, tutta una serie di problemi particolari e preliminari il cui esame sufficientemente approfondito condurrebbe a conclusioni molto diverse da quelle a cui pervengono le asserzioni vaghe e generali che abbiamo riportato.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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