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      Ne è a stupire che il modo di vedere che deve la sua origine a questa difficoltà d’indole puramente teologica abbia persistito anche indipendentemente da ogni riferimento cosciente ad essa. L’influenza delle preoccupazioni teologiche sullo sviluppo delle questioni metafisiche, influenza che non è stata forse ancora sufficientemente analizzata dagli storici della filosofia, ha questo di comune con tutte le altre specie d’influenza che si manifestano nello svolgimento delle attività umane (per esempio con quella che esercitano gli interessi economici sulla costituzione politica e sulle idee morali di ciascuna società), di dar origine cioè a dei «riflessi ideologici», che tendono ad acquistar sussistenza e prestigio proprio, all’infuori di qualsiasi loro attuale connessione colla primitiva sorgente, allo stesso modo come avviene di certe sostanze fosforescenti, che, esposte per qualche tempo alla luce del sole, acquistano la facoltà di risplendere ancora, per proprio conto, nell’oscurità. Anche qui, non meno che nella storia delle scienze fisiche, trova applicazione quella definizione che il Mach ha dato delle idee o credenze «metafisiche», come idee o credenze della cui origine, o delle cui prove, vere o presunte, si sia perduta la memoria o la coscienza.
      Prima di passare alle divergenze tra i vari indirizzi di speculazione filosofica per quanto riguarda il modo di «giustificare» il diritto di punire, l’autore si dà cura, come nel caso precedente, di ben precisare i termini della questione, di chiarire, cioè, che cosa si deva o si possa intendere per «giustificazione» d’una data norma o d’un dato modo di agire.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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