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      ).La serie è chiusa infine dalla morale propriamente detta, che l’autore in conformità al concetto greco, concepisce come la scienza dei fini, avente per compito la loro valutazione comparativa, la fissazione del loro ordine di precedenza, o, in altre parole, la costituzione di quella che il Nietzsche chiama la «tavola dei valori», relativa al nostro stato di civiltà.
      A questa esposizione dello schema di classificazione, proposto dall’autore, farò ora seguire qualche osservazione critica.
      Anzitutto, per quanto riguarda la distinzione tra le prime due categorie da lui considerate, quella cioè delle scienze storiche e quella delle scienze teorematiche, a me pare che l’autore si illuda troppo di poterla fondare sulla distinzione tra «fatti» e «leggi».
      Se all’analisi, da lui opportunamente intrapresa, del concetto di «legge» egli ne avesse fatta seguire un’altra, non meno accurata, del concetto di «fatto», si sarebbe certamente accorto come non sempre la parola «fatto» indica qualche cosa di diverso da una «legge». Quando qualifichiamo, per esempio, come un «fatto» il colore o il peso specifico dello zolfo, oppure il valore della massa della luna rispetto a quella della terra, noi ci esponiamo a dimenticare come l’asserire tali «fatti» equivale ad asserire, nel primo caso, che certe proprietà si riscontrano in natura costantemente accompagnate da certe altre, e, nel secondo caso, che le accelerazioni con cui si muovono l’uno rispetto all’altro i due corpi celesti in questione stanno in un certo rapporto costante.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Nietzsche