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      Data tale possibilità, egli non si preoccupa troppo di determinare se, o fino a che punto, essa si trovi finora realizzata per le varie scienze «teorematiche». A lui basta solo che nella lista di queste non manchi, per così dire, il posto o la nicchia che dovrà a suo tempo essere occupata dalla trattazione «razionale» relativa a ciascuna singola classe di fatti, a cominciare da quelli che formano oggetto della fisica e della chimica fino a quelli di cui trattano le scienze sociali e psicologiche.
      E così, poiché, per esempio, nel caso dei fenomeni astronomici, tale nicchia è già occupata dalla meccanica razionale, il cui compito sarebbe appunto quello di dedurre «razionalmente» le leggi «necessarie» del movimento dei corpi, non esclusi quelli celesti, egli non esita a ricacciare l’astronomia tra le scienze storiche, tanto più che le proposizioni da essa enunciate, e in particolare la legge dell’attrazione universale, non godono affatto di quel carattere di «necessità» e di evidenza intuitiva di cui gli sembrano invece dotati i principi della meccanica, quali, ad esempio, la legge d’inerzia o quella della conservazione dell’energia.
      Ed è dallo stesso motivo che egli è indotto a collocare la mineralogia e la geologia nella categoria delle scienze «storiche» (poiché il posto corrispondente ai fenomeni che esse studiano è già occupato nella serie delle scienze teorematiche dalla fisica e dalla chimica), escludendone la filologia comparata e l’economia politica, le quali, trasportate invece tra le scienze teorematiche, servono a tenervi il posto della futura «sociologia razionale» e adempiono quindi, rispetto a questa, un ufficio analogo a quello dell’ombrello e del giornale che il viaggiatore pone per indicare il posto preso nel vagone ove intende montare.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483