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      La peggiore tra le conseguenze, a cui l’autore si trova condotto da questo suo modo di procedere, è che egli è così costretto a collocare da parti diverse di quella, che egli indica come una delle più fondamentali linee di divisione tra scienza e scienza, precisamente quei rami d’indagine che hanno tra loro la più stretta affinità e che dai progressi stessi delle conoscenze sono sempre più spinti ad avvicinarsi e quasi a fondersi l’uno nell’altro, cioè da una parte le teorie astratte e ipotetiche relative a ciascun ordine di fenomeni, e dall’altra le ricerche concrete e sperimentali sul loro andamento e sul loro modo di presentarsi nella realtà. Ne risulta una ripartizione delle scienze che non potrebbe essere in più perfetto contrasto coi risultati dei migliori studi moderni sui metodi delle ricerche scientifiche (quali quelli di Comte, di J. Stuart Mill, di Claude Bernard, di Jevons, di Mach, di Duhem), risultati che inducono sempre più a considerare l’induzione e la deduzione, non come due processi indipendenti e escludentisi l’un l’altro, ma piuttosto come due fasi inseparabili di un medesimo processo, in quanto alla induzione è necessario ricorrere per ottenere le premesse da cui la deduzione deve prendere le mosse e la deduzione alla sua volta dev’essere messa continuamente a contributo per la scelta, l’accertamento, la classificazione, e perfino la costruzione, dei fatti stessi che forniscono materia alle induzioni e alle generalizzazioni.
      Uno schema di classificazione delle scienze, avente, sia pure solo indirettamente, la tendenza a far riguardare come estranee, o non connesse tra loro, le considerazioni teoriche e le indagini sperimentali o statistiche relative a ciascun ordine di fenomeni, sembrerebbe dover quindi essere rigettato, da chiunque abbia a cuore il progresso delle conoscenze, collo stesso orrore con cui la vera madre, di cui si parla nel noto giudizio di Salomone, respingeva la sentenza ingiungente di dividere in due parti il bambino in questione per darne un pezzo a ciascuna delle due contendenti.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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