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      Qualunque fatto, anche puramente fisico, purché sia abbastanza interessante (cioè diverso da quelli già noti e comuni) per meritare di essere ricordato e descritto in modo particolare, può formare oggetto di «storia», mentre, per contro, qualunque genere di fatti, non esclusi quelli dipendenti dalla volontà dell’uomo, purché essi presentino sufficienti rassomiglianze tra loro e una sufficiente uniformità nel loro modo di succedersi o accompagnarsi tra loro o con altri fatti, devono per ciò solo essere riguardati come suscettibili di dar luogo a ricerche scientifiche, aventi per oggetto di riconoscere o di formulare delle leggi atte a spiegarli e a farne prevedere, con maggior o minore certezza, l’andamento in date circostanze.
      Per ciò che riguarda infine la terza delle tre categorie fondamentali di scienze stabilite dall’autore, quella cioè che comprende le «scienze applicate» o le «arti» nel senso più largo della parola, si presenta subito l’obbiezione che esse non sono «scienze» affatto, ma solo degli aggregati di informazioni e di prescrizioni, provenienti, nel caso più ordinario, dai più eterogenei rami di scienza e riunite dal solo vincolo della loro comune utilità per il raggiungimento di un determinato scopo pratico.
      Le conoscenze che concorrono a costituirle, in quanto meritano il nome di scientifiche, hanno già quindi il loro posto assegnato nell’una o nell’altra delle due precedenti categorie, e il farle ora figurare ripetutamente, in corrispondenza ai diversi fini a cui esse possono servire, equivale in sostanza a riclassificare ciò che è già stato prima classificato in base ad altri criteri.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483