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      Non è questo anzi il caso più ordinario in tutte le scienze che studiano i fenomeni naturali, con la sola eccezione delle parti più progredite della fisica matematica?
      L’assenza di necessità nel senso sopradetto è quindi lungi, non meno che l’assenza di eccezioni, dal costituire un carattere che distingua le uniformità e regolarità di andamento, che si riscontrano nei fenomeni sociali, da quelle che nelle scienze fisiche sono designate col nome di leggi.(75)
     
      A far tuttavia considerare la «necessità» delle leggi fisiche come una qualità di cui non possono partecipare le analogie e uniformità di andamento che si riscontrano nei fatti studiati dalla storia, concorre anche un’altra circostanza, affatto diversa da quella or ora accennata. Il fatto dell’influenza che, entro certi limiti, la volontà degli uomini può esercitare sulle vicende e sulla struttura delle società di cui fanno parte è da molti riguardato come incompatibile coll’ammettere che le vicende storiche o le trasformazioni delle istituzioni sociali soggiacciano a norme aventi lo stesso grado di inflessibilità e rigidità che si attribuisce alle leggi del mondo fisico.
      Lo strano è che quelli che asseriscono una tale incompatibilità non si accorgono che, se essa sussistesse per le scienze storiche e sociali, dovrebbe altresì sussistere per le scienze fisiche, per le quali pure essi ammettono che non sussiste. E, infatti, vedono essi forse qualche incompatibilità tra le leggi dell’idrostatica e il fatto che il corso di un fiume può essere modificato e regolato da lavori eseguiti dagli uomini a tale scopo?


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483