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      È naturale che i vantaggi di seguire la prima si presentino tanto più grandi quanto più numerose sono le diverse applicazioni possibili di una data immagine ai processi mentali, mentre la seconda via è tanto più opportuna a seguire quanto più numerose sono le immagini diverse mediante le quali uno stesso procedimento mentale è stato, o può essere, rappresentato.
      I casi di questa seconda specie si presentano come assai più importanti di quei della prima per chi, oltre che dall’interesse puramente teorico di approfondire l’analisi del meccanismo dei processi mentali, sia mosso anche dall’intento, relativamente pratico, di ricavare, da tale analisi, delle norme atte a regolare il gioco delle attività dello spirito e a disciplinare il loro svolgimento.
      È quindi ad essi che sarà rivolta specialmente attenzione nelle seguenti osservazioni, nelle quali, appunto per tale ragione, il procedimento seguito sarà il secondo dei due che ho sopra distinti.
      Il miglior modo di far rilevare la portata filosofica, che le ricerche sopraddette sono atte ad assumere, mi sembra sia quello di presentarne l’applicazione a qualche esempio concreto. Quello che si presenta come più opportuno a tale scopo è quello delle metafore rappresentatrici dell’operazione del dedurre.
     
      I vari tipi di immagini, adoperate per esprimere il fatto che una data affermazione è deducibile da un’altra, si possono classificare grossolanamente sotto i tre seguenti capi:
      1) quelle nelle quali si ricorre al concetto di appoggio, o a quello di sostegno, come avviene, ad esempio, quando si dice che date conclusioni si «basano» o si «fondano» su date premesse, oppure «dipendono» (o anche «pendono») da esse, o si «riattaccano» ad esse.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483