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      Su nessun altro punto si presenta, infatti, così stridente il contrasto tra i procedimenti didattici ordinariamente seguiti e la tendenza fondamentale della psicologia moderna a riguardare i concetti generali come dei semplici strumenti (Denkmittel), non aventi altro compito che quello di renderci possibile ordinare, classificare, foggiare a determinati scopi, il materiale bruto delle esperienze particolari. In conformità a tale veduta, il non saper applicare un concetto, il non saper distinguere i fatti, che in esso rientrano, dagli altri che a questi si oppongono, equivale a non possedere affatto il concetto stesso e a non averlo ancora acquistato, qualunque sia d’altronde l’abilità che si abbia a ripetere delle parole che pretendano definirlo o spiegarlo.
      Tutta una scuola, e non certo la meno importante, di psicologia contemporanea, estendendo questa considerazione oltreché all’acquisto dei concetti, anche a quello di qualsiasi cognizione o dottrina astratta, sostiene anzi che non solo l’utilità ma il significato stesso che si può attribuire a un’ipotesi, o ad una teoria, non consiste in altro che nelle conoscenze di fatto («pragmatiche») che si è capaci di trarne, in confronto a quelle che deriverebbero invece dalla sua negazione o dall’ammissione di qualche altra diversa ipotesi o teoria.
      Il Mach ravvicina, con un paragone assai suggestivo, la posizione di uno scienziato, di fronte a una teoria che gli è famigliare, a quella d’un suonatore di fronte a una pagina di musica.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Denkmittel Mach