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      Ma ciò rappresenta ad ogni modo uno sforzo, e uno sforzo tanto più penoso e tanto più difficile quanto meno esso può trovare punti d’appoggio in impressioni o esperienze già registrate nella memoria.
      Aiutare in questo sforzo l’alunno, presentare ai suoi sensi o alla sua fantasia gli esempi concreti più opportuni e suggestivi, dirigere la sua attenzione sui caratteri pei quali essi si rassomigliano, educarlo a riconoscere la presenza di questi anche in altri casi che a primo aspetto possono sembrargli diversi, ecc., tutto ciò è certamente qualche cosa di più difficile e faticoso che non insegnargli a ripetere determinate frasi stereotipe o arricchirgli la mente di clichés verbali. Ma il credere di poter arrivare in altro modo a comunicargli delle cognizioni o a trasmettergli delle idee è una pretesa che dovrebbe sembrare tanto assurda e ridicola quanto quella del contadino che, per mandare un paio di scarpe a suo figlio, le appendeva ai fili del telegrafo.
      Il James racconta, nello stesso suo scritto già citato, di un bambino al quale fu fatta la seguente domanda: «Se tu scavassi un pozzo tanto profondo da arrivare fin quasi al centro della terra, come ti troveresti in fondo ad esso? Più al caldo o più al freddo che qui?». Non avendo egli data alcuna risposta, il maestro per aiutarlo a fare più «bella figura», gli ripete la stessa domanda sotto un’altra forma: «In che stato di temperatura si trova il centro del nostro globo?». E il bambino risponde allora trionfalmente: «Il centro del nostro globo si trova in stato di ignea fusione».


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





James