Pagina (268/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
     
      Tra i processi riguardanti la ricerca delle premesse capaci di dar luogo a una data conclusione, il più semplice è quello indicato col nome di «induzione», in quanto esso mira alla scoperta di proposizioni generali le quali devono appunto soddisfare alla condizione di avere come loro conseguenza immediata i fatti sui quali la induzione è detta «basarsi».
      L’induzione è stata quindi giustamente qualificata dal Whewell (e molto prima di lui dal Leibniz) come un processo di «deduzione inversa». La sola differenza, tra essa egli altri processi più complicati di ricerca delle premesse, consiste infatti in ciò che nel caso dell’induzione, per passare dall’ipotesi che ne rappresenta il risultato ai fatti che ne sono il fondamento, basta un solo sillogismo; negli altri casi di «deduzione inversa», invece, l’intervallo tra l’ipotesi e i fatti esige, per essere superato, il sussidio di una catena o serie più o meno lunga di argomentazioni e di sillogismi, serie che spesso si trova già costruita in antecedenza, come avviene per esempio in quei rami della fisica, nei quali le conseguenze delle varie possibili ipotesi sono già fornite dal calcolo o dall’applicazione di teorie matematiche svolte indipendentemente da tale loro impiego.
      Se l’attitudine mentale del geometra che, proponendosi di dimostrare un teorema, va in traccia del «principio ond’egli indige» sembra così diversa da quella del fisico che, di fronte a dati fatti, va costruendo o tentando le varie ipotesi che potrebbero servire a spiegarli, è solo perché si dirige troppo l’attenzione sulla circostanza che i principi che il primo cerca sono, nel caso più ordinario, già elencati e, per così dire, già messi a protocollo da lui o dai suoi colleghi, mentre il fisico è molto spesso costretto nelle sue ricerche ad enunciare anche principi o ipotesi che nessuno aveva formulato o immaginato avanti di lui.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Whewell Leibniz