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      Più assai che a quella degli scienziati che si propongono la descrizione, spiegazione, previsione di ciò che è o sarà, l’attitudine del moralista è riguardata dal Moore come affine a quella del poeta e dell’artista. Mentre infatti per lo scienziato l’impiego stesso dell’immaginazione è sempre subordinato e connesso, per quanto non sempre direttamente, allo scopo di darci, di quella che si chiama realtà, una rappresentazione più esatta e sicura che sia possibile, di rendere cioè le nostre previsioni sempre più corrispondenti agli oggetti o ai fatti a cui si riferiscono, il moralista, in quanto almeno si propone la scelta e la valutazione di ciò che è desiderabile come fine e non solo come mezzo a qualche fine ulteriore, non si trova limitato da alcuna preoccupazione di questo genere.
      Nessuna pretesa sarebbe meno ragionevole e meno scientifica di quella di inibirgli, sia pure in nome della ragione e della scienza, la contemplazione e la rappresentazione di situazioni ideali, o puramente fantastiche, pel fatto solo che esse non siano abbastanza probabili o che non si possano additare i mezzi per realizzarle.
      Il confronto tra ciò che è possibile o ritenuto tale e ciò che è solamente immaginabile, l’apprezzamento dei sogni, la costruzione di utopie, sono parti integranti e non meno importanti dell’attività sua di quanto sia l’esame dei vari modi e delle varie direzioni nelle quali la realtà può venire modificata, e di quanto non sia il bilancio dei vantaggi e degli inconvenienti che ciascuna delle possibili alternative presenta.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Moore