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      Un carattere comune a tutte queste generalizzazioni, e alle altre dello stesso genere, consiste, come si vede, nella loro tendenza ad allargare il dominio dell’economia politica al di là dei fatti riferentisi semplicemente alla produzione e alla distribuzione della ricchezza, fino al punto di estenderlo a ogni ordine di fatti che, sotto qualsiasi forma o in qualsiasi modo, si presentino come risultanti dalla combinazione e dal contrasto degli incentivi e dei desideri, sia d’un uomo isolato, sia di più uomini riuniti in società, in quanto almeno questi possono riguardarsi come disposti normalmente a guidarsi nelle loro scelte in base a criteri abbastanza fissi per dar luogo a previsioni, o per permettere la costruzione di teorie rappresentanti con discreta approssimazione gli effetti delle loro deliberazioni e delle loro preferenze.
      L’idea di utilizzare e applicare, nei campi limitrofi della morale e del diritto, i risultati così ottenuti nel campo dell’economia politica non poteva tardare a presentarsi. Nel presente volume del Calderoni abbiamo un primo tentativo sistematico diretto a far rilevare l’importanza e la necessità di tener conto, nelle teorie etiche, dei fatti e dei rapporti corrispondenti a quelli che hanno condotto gli economisti a formulare la teoria della rendita ricardiana e a introdurre il concetto di utilità marginale.
      Il Calderoni prende le mosse dalla così detta legge di indifferenza del mercato, la legge che si enuncia dicendo che, per una stessa merce, in un dato mercato, non vi può essere, a un dato momento, che un solo prezzo corrente.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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