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      Nell’opera dedicata da Aristotele appunto all’enunciazione o caratterizzazione delle varie fonti di argomentazione atte a far apparire accettabili o non accettabili le diverse specie di opinioni discutibili - cioè nella Topica - la suddetta distinzione viene assunta a principale fondamento per la distribuzione e l’ordinamento delle singole parti della trattazione.
      Le ragioni della divisione dell’opera nei quattro libri di cui essa si compone sono brevemente riassunte da Aristotele stesso in un importante capitolo ( I, 6) , del quale non farò qui che riportare il contenuto.
      Le proposizioni, nelle quali si asserisce che gli oggetti designati con un dato nome possiedono determinate qualità, possono distinguersi anzitutto in due classi a seconda che il predicato loro abbia un’estensione uguale o maggiore di quella che ha il soggetto; in altre parole, a seconda che esse si conservino, o no, vere mettendo in esse il predicato al posto del soggetto o viceversa.
      Tanto l’una che l’altra di queste due classi di proposizioni è da Aristotele di nuovo suddivisa in due sottoclassi, a seconda che le proprietà in esse attribuite al soggetto per mezzo del predicato fanno parte o no di quelle che figurano nella definizione del soggetto.
      Si hanno cosi quattro specie di proposizioni, per contraddistinguere le quali Aristotele introduce le seguenti designazioni tecniche:
      1) Nel caso delle proposizioni della prima specie, cioè quelle in cui il soggetto ha la stessa estensione del predicato, quest’ultimo è chiamato:


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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