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      La ragione di questo contrasto è, a mio parere, da cercare soprattutto in ciò, che i cultori della meccanica, sia per la maggior semplicità dei rapporti di cui la loro scienza si occupa, sia per la speciale preparazione intellettuale che i loro studi esigono, si sono trovati in grado, prima di ogni altro ordine di scienziati, di analizzare fino al fondo i procedimenti logici di cui fanno uso. Essi sono giunti così, prima degli altri, a vedere nella spiegazione un semplice mezzo di «descrizione indiretta» (Mach), a riconoscere cioè che tra la ricerca dei «perché» e quella dei «come» non vi è che una differenza di grado. È così che mentre, su questo soggetto e, in generale, sui fini e sulla portata delle proprie ricerche, i biologi sono in gran parte ancora dominati da vedute che si riconnettono a delle teorie metafisiche di cui essi subiscono, spesso inconsciamente, l’influenza, i cultori, invece, delle scienze matematiche e fisiche sono arrivati, per proprio conto e quasi indipendentemente da ogni diretto influsso delle speculazioni filosofiche, a un concetto della «causa» e della «spiegazione» poco differente da quello che, nel campo filosofico, è rappresentato dalle analisi di Hume: a concepire cioè la ricerca delle cause, non come una ricerca da porre in contrasto con quella delle somiglianze o differenze, o coi processi di semplice classificazione, ma al contrario come una ricerca di certe speciali somiglianze, le somiglianze che sussistono tra i vari ordini di successione tra i fatti, e di certe speciali classificazioni, le classificazioni basate sul riconoscimento dei ritmi o periodi che tali speciali somiglianze permettono di stabilire.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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