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      È principalmente a questo secondo punto di vista che si riallaccia intimamente il ruolo, non meno importante, assunto dal ragionamento deduttivo nella costituzione e nello sviluppo della meccanica moderna e delle diverse branche della fisica matematica, ossia il ruolo di «saggiare le ipotesi» o indicare criteri (experimenta crucis) capaci di determinare la scelta tra le diverse teorie o spiegazioni che si possono proporre per un fatto o un insieme di fatti.
      Orbene, come è noto, una delle tendenze più caratteristiche della nuova dottrina filosofica che ha il nome di «pragmatismo» - e la sua definizione stessa, se si accetta quella data come tale dal matematico americano Ch. S. Peirce che l’ha introdotta - consiste nel vedere nel procedimento di deduzione qualcosa di più di un mezzo per decidere la verità delle teorie o delle ipotesi scientifiche o filosofiche.
      Per il pragmatista esaminare o determinare le conseguenze concrete di una teoria o dottrina astratta è non solo un mezzo per assicurarsi se essa è vera, ma anche un mezzo per assicurarsi se significa qualcosa, se ha un senso e quale; in particolare se il senso che essa ha è o non è differente dal senso che si può attribuire a un’altra ipotesi o teoria che si potrebbe adottare in opposizione ad essa.
      La formula di cui si è servito Ch. Peirce per caratterizzare questa funzione della deduzione, sostenendo che il senso di qualsiasi teoria o concezione astratta risiede unicamente nelle conseguenze pratiche che ne risultano, era aperta a molte obbiezioni e fraintendimenti, che le stesse spiegazioni e commenti dell’autore sono stati a volte più atti a favorire che ad allontanare.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





S. Peirce