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      Il procedimento che si propongono di applicare a queste ultime è del tutto analogo a quello preconizzato da Locke e Leibniz quando essi consigliano di tradurre ogni affermazione in cui figurino «termini astratti» in un’altra equivalente in cui a questi vengano sostituiti i concreti corrispondenti.(107)
      Appunto con tale spirito è concepita l’opera già citata di P. Enriques, in cui uno dei fini principali che l’autore si propone è precisamente quello di liberare il contenuto positivo, ossia sperimentale e concreto, delle nozioni e ipotesi più generali delle scienze fisiche e matematiche e rendere esplicite le condizioni sottintese e le restrizioni implicite da cui ne dipendono il senso ed il valore.
      Un’altra sezione in cui il contenuto dell’opera di Enriques si riallaccia alle questioni che abbiamo trattato è quella dedicata alla classificazione dei diversi tipi di «problemi insolubili» e a un confronto tra l’atteggiamento assunto nei loro riguardi dagli scienziati e dai filosofi agnostici.
      Tra i diversi tipi di problemi insolubili, i più importanti da considerare dal punto di vista filosofico sono quelli detti «problemi dell’assoluto» di cui l’esempio più tipico è offerto dalla controversia sul «movimento assoluto» in meccanica e quelli che egli qualifica come trascendenti (nel senso matematico del termine), ossia i problemi la cui soluzione esigerebbe una serie infinita di operazioni o a cui non è possibile rispondere senza per ciò stesso porre una nuova questione dello stesso genere.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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