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      La menzogna infatti non è soltanto di cose passate, ma anche di cose future, che si sa o si crede non avverranno, ma al cui sicuro avverarsi si vuol persuadere altri a credere, perché agisca in un certo modo. Perciò le bugie, come le teorie scientifiche, sono valutate, da chi le adopera, soltanto in quanto riescono. Nessuno è più crudele dello scienziato e del bugiardo nel rinnegare i figli zoppicanti della loro inventiva e per gettarli nel Taigete della dimenticanza.
      Però anche la patologia loro è uguale, e, come vi sono bugiardi attaccati alle loro bugie per amor paterno, per quanto siano fallite, così vi sono scienziati attaccati alle loro teorie per amore di autore, per quanto esse non operino. E così ci sono gli artisti della bugia e dell’ipotesi, che dicono menzogne e fabbricano teorie per amore dell’arte, senza altro fine, trasformando la cosa utile in ornamento; appunto come nello stile gotico gli archi rampanti, da scaricatori di spinte, divennero col tempo semplici eleganti motivi di decorazione. I positivisti sono stati, in un certo modo, fornitori di casi patologici della teoria, teorizzando sopra ogni cosa, traendo da quattro fatti una legge, e fabbricando, su statistiche incomplete, maestrevolmente corrette e abilmente interpretate, le ipotesi a loro più comode.
      Non v’è dunque grande differenza (se non di quantità e d’importanza collettiva) dal ragazzo che nasconde una scampagnata con una lezione straordinaria o attribuisce al gatto i furtarelli commessi nella credenza casalinga, allo scienziato che inventa atomi, ioni, eteri ed altri personaggi della mitologia scientifica, per i bisogni di coesione della scienza.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Taigete