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      Accanto, infatti, a quelle specie di manie, le quali, come in particolare la mania delle grandezze, ci presentano l’esempio di un rapporto del suddetto genere tra la vita affettiva e il funzionamento delle facoltà mentali, ve ne sono altre nelle quali precisamente il contrario avviene, - nelle quali cioè, come ad esempio nel delirio di persecuzione, le credenze che il malato si trova spinto ad accettare, e che egli diventa incapace di respingere, lungi dal riferirsi a fatti che egli riguardi come desiderabili, hanno invece per contenuto e per oggetto aspettazioni di fatti che egli massimamente teme e dei quali egli intensamente desidera, o desidererebbe, il non verificarsi. Si tende spesso a credere ciò che non si desidera, appunto perché non si desidera.
      Di ciò si ha esempio anche nel campo normale, tra gli altri nel caso della gelosia (Otello non è certamente disposto a credere a Jago per l’eccesso di desiderio, ma piuttosto per l’eccesso di timore che egli abbia ragione) e nelle varie forme più o meno accentuate di «permalosità». Così pure chi ama è assai più disposto, che non chi è indifferente, a credere che qualche male sia incolto alla persona amata (chi ama teme).
      Dell’influenza, poi, che talvolta i desideri possono eccitare, non per render facile, ma per render difficile l’acquisto di date persuasioni, si ha testimonianza anche nelle espressioni di cui comunemente ci serviamo per descrivere il nostro stato d’animo di fronte a qualche notizia inaspettata che ci faccia estremamente piacere; quando diciamo, per esempio, Non mi par vero, Stento a credere, ecc.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Otello Jago Stento