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      Ma, accanto ai tanti esempi di questo processo di sostituzione dei mezzi ai fini nel campo della vita morale, altri ve ne sono, non meno interessanti a considerare, che riguardano invece l’azione sua nella formazione e nello sviluppo dei nostri abiti intellettuali e dei nostri istinti puramente logici e contemplativi.
      Gli psicologi si sono d’ordinario limitati a considerare, a questo riguardo, la parte che il suddetto processo può avere avuta nel provocare il sorgere delle varie forme di desiderio di conoscere o di curiosità disinteressata. Nessuno di essi, invece, pare essersi curato di spingersi su questa via un passo più innanzi, e di osservare come lo stesso processo, per il quale gli uomini giungono a desiderare di sapere e di conoscere indipendentemente dai vantaggi e dai poteri che da ciò derivano, li conduce pure, o tende a condurli, a riguardare poi anche quelli che sono semplici mezzi, o artifici, per conoscere e sapere, come dei fini a sé, aventi valore e pregio indipendentemente da ogni risultato, anche puramente conoscitivo, a cui possono portare, e indipendentemente da ogni loro, sia pure solo presunta, efficacia per l’accrescimento o l’accertamento delle nostre conoscenze o delle nostre previsioni.
      La tendenza a foggiare concetti sempre più generali, anche oltre al punto nel quale i concetti generali possono servire allo scopo loro, che è quello di condurci a stabilire delle classi di oggetti dei quali vi sia poi, o vi possa essere, qualche cosa di più o meno importante da affermare o da negare, - la tendenza a ricercare le cause e le spiegazioni oltre al punto nel quale ciò può essere utile per farci riconoscere come e in quali circostanze si producono i fatti che si tratta di spiegare, - la tendenza a dare, o ad esigere, delle definizioni anche di ciò che non può essere definito se non ricorrendo ad altri concetti o parole ancora più bisognevoli di definizione e di schiarimento; - tutte queste tendenze e le altre analoghe, il cui insieme caratterizza la mentalità del «filosofo» in quanto si voglia distinguere da quella dello scienziato o dell’uomo di semplice buon senso, costituiscono altrettante speciali manifestazioni del processo, di cui s’è detto sopra, di sostituzione dei mezzi ai fini nel campo delle attività intellettuali.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483