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      L’impressione, che si ha frequentemente alla lettura dei migliori e dei più elaborati tra i dialoghi di Platone (per esempio del Teeteto), di trovarsi quasi defraudati di una conclusione o di una risposta definitiva alle questioni sollevate, mentre l’intera esposizione non sembra mirare ad altro che ad eccitare il desiderio di averne una, e a persuadere dell’insufficienza di quelle successivamente prese in considerazione, è dovuta appunto a ciò che l’intento principale dell’autore non è di guidare a definitive soluzioni dei problemi da lui trattati, ma piuttosto di mettere in grado chi legge di ricercare tali soluzioni per proprio conto e «spregiudicatamente», dopo essersi cioè liberato da tutti gli impacci provenienti da un eccessivo rispetto per le formule sancite dal linguaggio ordinario, e dopo avere risolute le difficoltà dovute alla imprecisione dei termini che in tali formule sono adoperati.
      Tra i più importanti tentativi di determinare in modo sistematico i diversi sensi che, nel linguaggio ordinario, si trovano attribuiti ai termini più importanti, e più frequentemente adoperati nelle discussioni filosofiche, è da porre il quarto libro della Metaphysica di Aristotele, dove appunto si tenta di enumerare e precisare i diversi sensi di tali termini, facendo risaltare i legami e le differenze che sussistono tra essi.
      È certamente da porre tra gli episodi più curiosi della storia della cultura occidentale, medioevale e moderna, il fatto che la stessa esposizione, destinata da Aristotele a servire di cura e di rimedio preventivo contro gli effetti di certe ambiguità, o imperfezioni, caratteristiche della lingua greca, finì per diventare alla sua volta, in seguito al predominio della influenza aristotelica sullo svolgimento del pensiero latino medioevale, una sorgente di nuove confusioni e di nuove ambiguità che vennero ad aggiungersi a quelle, tutt’affatto diverse, e naturalmente non contemplate da Aristotele, che presentava già per se stesso l’impiego della lingua latina per la trattazione di questioni filosofiche.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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