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      Quando invece diciamo che «tutti gli A sono B» ciò che vogliamo dire è che, se trovassimo, o ci aspettassimo di trovare, oggetti possedenti i caratteri indicati dal nome A, noi ci aspetteremmo altresì di constatare in essi i caratteri indicati dal nome B.
      Un tal modo di descrivere la differenza tra proposizioni generali e proposizioni particolari non differisce che per la forma da quello adottato sistematicamente dal Leibniz, e più tardi da Fr. Brentano e dai logici matematici della scuola del Boole, e che consiste nel riguardare le proposizioni generali come neganti, e le proposizioni particolari come affermanti l’esistenza di date specie di oggetti.
      L’asserire infatti che «tutti gli A sono dei B», in quanto esprime la nostra convinzione che, se trovassimo degli A, essi sarebbero anche dei B, equivale ad asserire che non esistono (o che noi non ci aspettiamo di trovare) degli A che non siano nello stesso tempo anche dei B.
      È evidente la stretta connessione che sussiste tra questo modo di concepire la distinzione tra proposizioni generali e proposizioni particolari, e quella concezione delle leggi naturali che è stata recentemente espressa da E. Mach, qualificandole come delle «limitazioni di aspettazioni».
     
      Le asserzioni esprimenti previsioni non attuali ma soltanto condizionali si possono alla loro volta distinguere in varie classi a seconda del diverso genere delle condizioni che vi compaiono.
      Vi sono anzitutto quelle in cui tali condizioni consistono in determinati atti od operazioni nostre volontarie.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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