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      Come risulta dalle considerazioni sopraesposte, la nostra credenza alla connessione tra date esperienze e date nostre azioni può dare luogo a giudizi di esistenza, non soltanto nel caso di fatti che siano da noi ritenuti potere essere attualmente prodotti da qualche nostro atto, ma anche nel caso che le esperienze in questione, pure non essendo capaci di essere così prodotte, lo siano state in passato, o possano essere immaginate diventarlo in avvenire.
      Quella «possibilità», o ottenibilità di date esperienze, alla quale si allude nelle precedenti analisi dei nostri giudizi di esistenza, non è quindi da intendere soltanto nel senso di una dipendenza «attuale» dalle nostre azioni. Essa può anche essere una dipendenza puramente «virtuale», atta a diventare attuale solo nel caso che si verifichino certe condizioni, il cui verificarsi potrebbe anche non dipendere dalla nostra volontà.
      Quando, per esempio, dico che la tavola qui presente «esiste», io alludo ad esperienze che, se voglio, posso immediatamente ottenere; quando invece dico che esiste una tavola in una data stanza, dove al presente non mi trovo, alludo ad esperienze che potrei avere soltanto se mi recassi in quella; e può darsi che, nel momento attuale, mi trovi nell’impossibilità di fare ciò.
      Parimenti, l’affermare che «esiste», per esempio, Costantinopoli, non è frase che abbia senso soltanto in bocca di coloro che si trovano, al momento in cui la proferiscono, nelle circostanze (possesso di danaro, tempo disponibile, ecc.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Costantinopoli