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      Si seguitò egualmente a rimproverargli di aver voluto sopprimere la distinzione che tutti fanno tra le cose «reali» e le illusioni della nostra fantasia, come si rimprovera ancora a Hume di aver voluto «demolire» il concetto di causa e sopprimere la distinzione che essa serve ad esprimere.
      A un'origine analoga è pure da riferire la tendenza, comune a più d’una forma di positivismo contemporaneo, a concedere, anzi a sostenere, che la scienza e la filosofia non possono nulla conoscere della «natura delle cose» o delle «vere cause» dell’universo, e che la sola loro funzione legittima si limita a quella di determinare le leggi di successione e coesistenza dei fenomeni.
      Come se, fra i problemi che i filosofi precedenti formulavano con frasi composte per mezzo di queste parole «causa», «natura delle cose», ecc., se ne potesse trovare uno solo che non fosse suscettibile d’essere tradotto nella nuova nomenclatura, e come se la risoluzione di non occuparsi che delle questioni che si possono formulare in termini di successione o di coesistenza implicasse di per se stessa alcuna rinuncia ad occuparsi di qualunque problema che sia veramente tale.
     
      3) Una terza sorgente di questioni ed asserzioni prive di senso ci si presenta nella tendenza a dimenticare che ciò che si chiama il «processo di generalizzazione» non è che un mezzo per dati fini logici o pratici, e che vi sono limiti al di là dei quali esso cessa di raggiungere i fini medesimi.
      Lo stesso impulso che conduce gli uomini a desiderare come fine ciò che hanno originariamente desiderato come mezzo - che li conduce, per esempio, a desiderare di sapere o di conoscere, indipendentemente dai vantaggi e dai poteri che da ciò derivano, - li conduce pure, o tende a condurli, a riguardare poi anche quelli, che sono semplici mezzi o artifici per conoscere e sapere, come dei fini in sé, aventi valore e pregio indipendente da ogni risultato, anche puramente conoscitivo, e indipendente da ogni loro sia pur presunta efficacia per l’accrescimento o l’accertamento delle nostre conoscenze e delle nostre previsioni.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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