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      (44) Di questo stesso esempio si giova il Crookes (Presidential Address to the Society for Psychical Research, 1895) per far vedere fino a qual punto la nostra conoscenza o ignoranza delle leggi della natura può dipendere da circostanze affatto soggettive e per nulla connesse alla maggiore o minore complessità effettiva dei fenomeni a cui si riferiscono.
      (45) Cfr. Diogene Laerzio, I, 9 (Muson). È curioso come questo stesso appunto (di esser cioè più disposti a deformare i fatti per adattarli alle teorie che non a modificare le loro teorie per adattarle ai fatti) è rivolto da Aristotele (De coelo, II 13) contro i pitagorici, le cui teorie astronomiche erano, come è noto, assai più conformi che non le sue alle idee moderne. Egli li caratterizza come «ou pros ta fainòmena tous lògous kaì tas aitìas zetountes allà pros tinas doxas kaì lògous auton ta fainòmena prosèlkontes kaì peiròmenoi sugkosmeis». Come trovare una migliore conferma delle idee che ho esposte sopra, su ciò che costituisce in realtà la differenza tra i metodi di ricerca seguiti da Aristotele e quelli ai quali ricorsero Copernico e Galileo? («Coloro che non ricercano le teorie e le cause per rendere conto dei fatti osservati, ma sollecitano i fatto per farli entrare in certe teorie e opinioni che sono loro proprie e tentano di accomodarveli»).
      (46)«Ou monon dei talethès eìpein allà kaì to aition tou pseudous touto gar sumballetai pros ten pìstin otan gar eulogon fane to dià ti faìnetai alethes, ouk o alethes, pisteùein poiei to alethei mallon.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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