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      (74) Un esempio tipico degli inconvenienti, a cui possono dar luogo questi conflitti di competenza tra lo scienziato e il moralista o l’uomo d’azione, ci è fornito dalle controversie, non ancora sopite, tra i penalisti della «scuola classica» e i cultori dell’antropologia criminale, sulla questione della «responsabilità» e dei suoi limiti. Per una chiara esposizione delle ragioni e dei torti di ciascuna delle due parti contendenti, si può ora rimandare al volume di Mario Calderoni, I postulati della scienza positiva e il diritto penale, Firenze, 1901.
      (75) Sono ben lieto di poter citare, in appoggio alla tesi qui sostenuta, l’opinione di uno storico quale G. Salvemini, al cui articolo in proposito, pubblicato lo scorso anno in questa stessa rivista, mi permetto di rimandare il lettore.
      (76) Paris, Alcan, 1901.
      (77) La trovo riportata da L. Couturat nel primo dei due articoli da lui dedicati all’analisi dell’opera del Russell, Principles of Mathematics, pubblicati ultimamente nella "Revue de Métaphysique", gennaio-aprile 1904.
      (78) Solo eccezionalmente un nome, a causa delle circostanze stesse nelle quali è pronunciato o scritto, acquista, appunto come le interiezioni, il valore d’una intera proposizione; come, per esempio, quando sia indicato sopra una bottiglia il nome del contenuto, o quando si chiami una persona o un animale pronunciando il suo nome.
      (79) Ciò s’accorda colle osservazioni della Paola Lombroso (La vita dei bambini, Torino, 1904, pp. 88-9) e colle altre del Bergson e del Croce, riportate da Giuliano il Sofista (Il linguaggio come causa d’errore, Firenze, tip.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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