Pagina (5/302)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Io e gli altri di dentro, parevamo sugli aghi. Il lavoro che si faceva era un lavoro meccanico. La mente era di fuori, attorno, con le orecchie che venivano perturbate dalle grida che si udivano nell'aria: abbasso i birri! morte al Viola! - l'agente esacrato in tutto il quartiere per il suo carattere malvagio e violento e perché si diceva da tutti che era stato lui a menare il calcio del revolver sulla fronte dell'operaia ferita. Tra le due e le due e mezzo, riuscii a mettermi alla grata di una delle finestre che guardano in Ponte Seveso, proprio tra il numero ventitre e venticinque dello stabilimento. Era giunto il Turati e per i fori vedevo che era sulle spalle di due giovani tarchiati, con la mano appoggiata all'albero, che parlava a pochi passi dall'ufficio postale.
      - Come deputato del vostro collegio, invoco da voi calma e pazienza. Non la pazienza dell'asino, intendiamoci, ma una pazienza di alcuni momenti, affinché in nome vostro, se lo consentite, noi possiamo trattare con le autorità per la liberazione dell'arrestato.
      L'arrestato era Angelo Amadio, detto el pompierin, di diciannove anni.
      Mezz'ora dopo ritornò Turati e riparlò alla folla su per giù con queste parole:
      - Sentite, compagni. Noi abbiamo saputo che ormai questore e prefetto non possono farci nulla. L'arrestato che fu trovato coi sassi in mano... (Molte voci gridarono: No, non è vero!)... Credo anch'io, anzi mi auguro che non sia vero. Ma ora l'arrestato è nelle mani del procuratore del re, e io mi recherò da lui.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Viola Ponte Seveso Turati Angelo Amadio Turati Molte