Pagina (8/302)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Pare che qualche sassata abbia raggiunto anche qualche soldato.
      Fu come il segnale. Si udì lo squillo di tromba.
      Si vide il fuggi fuggi, e si sentì il ran ran che spaventava, che infuriava, che sollevava grida disperate da tutte le parti e lanciava in aria una nube bianca in un silenzio sepolcrale.
      Fu allora che anch'io gridai come la Marietta: assassini! assassini! Far seguire allo squillo le fucilate, senza il tempo di vuotare la via a gambe levate, è un delitto senza nome.
      Non vi so dire se il fuoco sia stato iniziato dai soldati o dai questurini. Ma se tra l'uno e l'altro non c'è stato attimo di mezzo, le rivoltelle e i fucili devono aver incominciato insieme.
      Non erano ancora le sei e mezzo e il povero Savoldi che credeva di andare in Corso Loreto, 40, era vicino all'altro mondo. Stavano per suonare le sei e mezzo e il disgraziato giungeva proprio al malaugurato portone della sede della sezione di questura, dove dovevano essere appiattati gli agenti della squadra volante. I dimostranti di fuori schiamazzavano e domandavano a gola piena se erano stati messi in libertà gli arrestati. E in questo mentre si vide sbucare il Viola con la bocca spalancata e la rivoltella tesa verso la moltitudine. Il Savoldi, sorpreso, vacillò e cadde col sangue che gli usciva a fiotti dalla tempia sinistra. Il suo assassino non ebbe tempo di ritornare indietro a leccarsi le labbra, perché una palla all'inguine lo stese al suolo cadavere. I due cadaveri mi avevano terrorizzato. Non ebbi un gesummaria! né per il primo né per il secondo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Marietta Savoldi Corso Loreto Viola Savoldi