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      Ho letto la Lombardia con disgusto. Ah, che prosaccia da sentina! È un giornale che non mi è mai piaciuto. L'ho sempre considerato un fogliuolaccio mal messo insieme e scritto coi piedi. Ha lo stile del negoziante di notizie. Ora che puzza di questura mi fa recere. I suoi redattori sono caconi. Vorrebbero essere un po' con tutti, tranne che coi "sovversivi" o coi "formidabili nemici delle istituzioni". Non c'è che la presenza del cronista che la lasci vivere nell'equivoco. Con lui, iscritto al partito socialista, non si ha il coraggio di metterla tra i quotidiani forcaioli. Ma il socialismo del cronista del Lombardia è un socialista ventraiuolo. Tant'è vero che non ha mai saputo rinunciare al mensile del Popolo Romano di Chauvet. Si dice che il cronista è apolitico. Imbecilli. Nella notizia o nella manipolazione della notizia è il colore.
      Che bella giornata! Esco. La portinaia mi saluta con aria timida. Essa ha avuto delle visite che la impensieriscono.
      - Chi erano?
      - Facce sinistre.
      Si sente per le vie che c'è qualcosa d'insolito. La gente è affrettata. Sono in giro molti soldati, numerosi questurini, parecchi carabinieri. Ho veduto uno squadrone di cavalleria che andava verso Porta Garibaldi. Svolto in Via Dante e svolto alla volta di Largo Cairoli. Di fianco all'Eden, tra il monumento e l'ingresso del teatro, è piazzata una batteria di cannoni con le bocche alte verso l'arteria nuova che conduce in piazza del Duomo. La gente si ferma, interroga gli artiglieri e va via senza risposta.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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