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      I soldati sembrano accigliati e i loro superiori hanno l'aria truce. Sentiamo un ran ran che passa come per i tetti. Le persone guardano in aria. Nulla. Ma il ran ran è entrato in tutti come un brivido. I passanti raddoppiano di gamba e si disperdono per le vie in direzioni opposte ai cannonieri.
      Ho incontrato un amico, pallido come un morto... Mi ha veduto; mi ha dovuto vedere, e non mi ha salutato. Non gliene faccio colpa. Con Bava Beccaris il saluto può costare la prigione. Tutte le muraglie, tutti gli assiti sono coperti dagli avvisi di questo generale che ha assunto il linguaggio brutale del soldato pronto al fuoco. In uno di essi dice: "Milanesi! I disordini che da ieri funestano questa città vanno prendendo l'aspetto di una vera sommossa, e perciò, a seconda degli ordini ministeriali, assumo la direzione superiore per il ristabilimento dell'ordine pubblico.
      Consiglio i cittadini di starsene nelle loro case affinché le truppe abbiano a trovarsi di fronte ai soli dimostranti e possano così agire con la maggiore vigoria
      .
      Ha copiato, con qualche variante, il generale di Saint Arnaud delle famose giornate napoleoniche. "Pas des curieux inutiles dans les rues: impediscono i movimenti dei valorosi soldati che vi proteggono con le loro baionette". Plagiario!
      La città dei quarantottisti è senza coraggio. Pare che tutto il sangue delle sue arterie sia stato convertito in acqua. La popolazione legge e fila. Non c'è una mano capace di strappare gli avvisi che riassumono la tracotanza del soldataccio che io rovescerei da cavallo se lo incontrassi.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Bava Beccaris Saint Arnaud