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      Io vado in tutte le stamperie che conosco, a implorare la grazia di stamparmi un bollettino che rimetta in piedi i ventraioli in ginocchio, i pavidi rappresentanti del quotidiano divenuti umili servitori di Bava Beccaris. Vergogna, vergogna! Hanno tutti paura. A tutti preme il pane, a tutti preme la famiglia, a tutti preme la quiete, a tutti preme il proprio stabilimento e intanto la libertà del cittadino muore, e nessuno è più sicuro in casa sua! Ecco che sono incominciati gli arresti, ecco che vanno in prigione a frotte, ecco che i soldati, i carabinieri, i questurini, i graduati, gli ufficiali non sono più che della sbirraglia che agguanta i passanti, che snida la gioventù nelle case, che strappa gli sposi dalle braccia delle donne piangenti, che urta brutalmente i bimbi con le braccia avviticchiate alle gambe dei padri e dei fratelli. Il mio pensiero è in fiamme come quello di Desmoulins. Mi agita, mi solleva, mi grida: vile! rivoltati, alle armi! alle armi! ma tutta la gente tace, tutta la gente si lascia condurre in prigione e tutti i giornalisti applaudono alle vigliaccherie di Bava Beccaris e mi guardano con l'occhio truce del rinnegato. Io sono solo, incapace perfino di appendermi ad una fune di campana per suonare a stormo, perché tutte le chiese sono chiuse, ermeticamente chiuse. Anche il dio cattolico partecipa al delitto!
      Oh disperazione di questa mia giornata di torture che sciupo nell'impotenza senza trovare accenti virili che diano l'anima dei combattenti del '48 alle generazioni di cinquant'anni dopo!


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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