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      E i portatori si rivolgono verso la farmacia Tenca e l'ondata nera che incominciava a incavallarsi o a sovrapporsi si avvia rapidamente verso lo stesso punto. La bottega chiusa è come presa d'assalto. Si picchia coi piedi, con le mani, coi bastoni. Si prega, si supplica: aprite in nome del cielo! Ci sono dei feriti, aprite! Tutte le modulazioni di voce non commuovono lo speziale. Il popolo perde la pazienza e si serve delle spalle. Aprite, abbiate pietà della povera gente! La spallata di un giovane tarchiato ne fa tremare, scricchiolare le ante. Largo! si grida. Non si vuol aprire e la si sfonda. E dopo una spallata, un'altra e un'altra ancora, tutte accompagnate da maledizioni e da grida di speranze a ogni piegatura. Ma le ante resistono. Nessuno risponde. L'esasperazione diventa generale. Il farmacista crudele è chiamato con tutti i nomi del vocabolario della vigliaccheria. Silenzio! Udite! Qualcuno viene: si respira. Siamo salvi. Attenti, ecco si apre l'usciuolo. Fate presto, ci sono feriti, per amor di Dio! L'usciuolo si richiude come uno schiaffo. Si aspetta a prorompere. Si crede che l'abbia chiuso per spalancare la bottega. Si aspetta con trepidazione. Coloro che hanno sulle braccia i feriti grondano sudore. Non ne possono più. Si mette l'orecchio alla bottega. Nessun fracasso. Dopo due minuti di ansia la folla si scarica. Gli improperii si succedono agli improperii. Si tendono i pugni, si guarda in aria, si ha ancora una parvenza di speranza, ma la bottega rimane chiusa.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Tenca Dio