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      Oh! la vita degli uomini! Dunque un farmacista non è obbligato, in momenti come questi, di aprire e soccorrere chi muore, chi è sorpreso dagli accidenti della strada? Ora non è tempo di considerazione. Registro il delitto per ricordarmene e filo.
      Più tardi. La cosa più strana di questo momento tragico è il pubblico. Il pubblico pare reduce da una corsa affannosa o esca da un sogno. È come trasecolato. È per le strade come un punto interrogativo. La sua mente è confusa, le sue idee sono ingarbugliate, la sua lingua è in moto automaticamente. Ascolto parole slegate, affastellate, turbolente. Mi trovo faccia a faccia con degli esaltati, mi fermo con donne e uomini che hanno perduto la memoria di ciò che è avvenuto. Sono lì istupiditi, con le mani in mano, con gli occhi imbambolati, come se aspettassero o cercassero qualche cosa. Che cosa avete udito, che cosa avete veduto, cosa vi hanno fatto? Mi si lascia pensare quello che voglio. Non riesco a cavar loro di bocca un ette. Vado innanzi verso la parte che lambisce via Torino. C'è folla. Vedo che svoltano in via Spadari altri feriti portati a braccia e altri sorpresi o febbricitanti o esaltati che vanno dalla parte opposta con esclamazioni d'orrore. Raccolgo un episodio. Una moglie vede il marito sorretto da tre o quattro persone, scoppia con un oh Dio, e sviene! Il marito non è che malconcio da qualche piede che gli è passato sopra durante una delle scariche.
      Le gelosie della casa delle perdute in fine della via sono semichiuse e si vedono le donne coi gomiti ai davanzali e gli occhi nella parte dischiusa a curiosare con la sigaretta in bocca.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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