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      Tuttavia continuo. Io mi sono dato il compito di registrare tutto e salto dall'altra parte, dove è la trattoria della Candidezza in argine alla via dell'Unione, luogo che mi dà modo di occhieggiare da una parte e dall'altra lungo via Torino. Il popolano, l'eroe della barricata, è ritornato in via delle Asole per compiere il suo capolavoro. Egli è alla ricerca di seggiole, di imposte, di tavoli, di bauli, di madie, di credenze, di letti, di armadi. Vuota le abitazioni. Se non volete dare la vita sacrificate almeno le masserizie. Giù, giù tutto! Domani la libertà vi ripagherà a mille doppi il miserabile costo delle suppellettili! Lo sconosciuto strepita presso le botteghe e le porte con una pietra tolta dalla barricata e passa e ripassa in mezzo alla via con la faccia in alto, con le braccia spalancate a domandare dappertutto la pietà di un mobile qualunque per la barricata. Nessuno apre la finestra, nessuna bottega si schiude, nessuno risponde al suo invito. Egli non si stanca, egli non è preso dal panico della gente che si salva da tutte le parti; egli va a riprendere la panca, sale e comincia a staccare le imposte dell'albergo del Pozzo. Gli aiuti vengono. Dall'ultima finestra di una casupola a destra viene precipitato un pagliericcio che gli fa battere le mani. È sempre la povera gente che si commuove. La barricata rimane una povera barricata. Essa non può proteggere che qualche individuo in terra supino o a boccone. Non è che a Parigi che si formano alte quattro o cinque piani e larghe come le vie.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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