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      Giù dal marciapiede, dinanzi le botteghe del Rituali, c'è una pioggia di copricapi. Rappresentano la sorpresa, lo scompiglio, lo sbigottimento, il terrore. È una tragedia senza sangue. Non c'è nessuno e spaventano e fanno correre mentalmente dietro i loro proprietari. Saranno morti, saranno vivi? Sono una quarantina di cappelli e berretti di tutte le fogge e di tutti i colori. C'è il cappello floscio, disorlato, gualcito, con dei buchi. C'è il cappello duro, ammaccato, impolverato, infangato. C'è il cappello femminile coi fiori appassiti, con l'ala che ha subito lo strappo e la furia del momento. C'è il berretto negro, piegato su se stesso come un morto. Sul marciapiede la scena intetra e si completa. Le pietre sono insanguinate. Ci sono corpi immobili. Nessuno si muove, nessuno fiata. Alcuni sono bocconi con le braccia larghe, con le mani piatte, con le gambe contorte l'una sull'altra. Altri sono supini, con gli occhi chiusi, con le guance e le labbra dissanguate, coi capelli abbaruffati come in una zuffa, coi piedi da tutte le parti. Fra i cinque distesi l'un dietro l'altro come se fossero rovesciati da un vento furioso, c'è un vecchio con la faccia patita, con la barba sporca di terra, la fronte spruzzata di sangue, la bocca aperta come una gola di carne smunta e accanto a lui è un giovanotto svaligiato della vita, con gli occhi ingrossati dalla violenza che li ha resi inservibili, con la testa squarciata, scallottata. Intorno a lui è la strage. La materia del suo cervello è andata un po' dappertutto.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Rituali