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      Se mai lo avessero importunato, egli avrebbe potuto farli scappare come un nugolo di passere, con un solo movimento di sciabola.
      Il capitano del 47° fanteria era arrogante, brutale e guardava tutti noi in cagnesco. Taluni dei ragazzi hanno cercato di passare tra le file dei soldati, così, ridendo, senza spingere. Non so che cosa abbia potuto decidere il capitano a dar ordine di far fuoco. Io non ho visto alcun movimento. Sono abbastanza alto e potevo vedere benissimo se qualche contingente di insorti fosse stato in marcia verso i soldati. Il daltonismo del capitano fu forse la causa dello sparo. Con un'aria minacciosa e un comando che non ammetteva discussione, il capitano ordinò uno squillo seguito subito dal fuoco di due file fitte di soldati. Il valoroso sottufficiale al quale avevo domandato con tanta gentilezza il permesso di andare oltre, mi puntò la bocca del fucile alla mia bocca. Che cosa è avvenuto di me? Fu il freddo della canna? Non vi posso dire nulla, né come sono caduto, né perché mi sono trovato fra tanti cadaveri, con dei cadaveri sullo stomaco. Aspettate. Dio mio, sono minuti che invecchiano di dieci anni. Lasciate che mi raccapezzi; adesso incomincio a vedere più chiaro. Sì, mi sono risvegliato e rinsensai pochi minuti dopo. Mi sentivo addosso un peso enorme e mi pareva di soffocare.
      Per quanti sforzi facessi non riuscii a levarmi che aiutato dalle persone. Ero circondato da feriti che imploravano soccorso, e da morti che mi guardavano in faccia con la loro faccia gelata e coi loro occhi ingrossati e spaventati dalla morte.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302