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      Nemmeno l'ombra di una sollevazione. Rifeci la strada curiosando. Si vedeva un po' d'inquietudine. Tutti s'aspettavano qualche cosa ma nessuno mi sapeva dire il perché doveva avvenire. Dalla via Spadari alla via Orefici ho trovato gli spazi gremiti. Tutta gente che voleva vedere. Via Orefici era ingorgata. Passai e trovai schierata una compagnia del 57°. Siccome ero un richiamato e dovevo presentarmi all'indomani, così mi misi a chiacchierare coi soldati vicini. Non sospettai neanche che ci fosse in aria odore di polvere. Me ne andai convinto che sciupavo il mio tempo. Non avevo fatto una ventina di passi che udii uno squillo e simultaneamente una scarica di fucileria. Non è stato possibile voltarmi. La gente infuriata mi spinse fin quasi all'angolo di via Spadari. Venni rovesciato; mi sentii addosso i piedi delle persone che passavano, perdetti i sensi. Mi risvegliai fra una quantità di bastoni, di ombrelli, di cappelli, di roba perduta. Guardavo e vedevo gente in terra come uno che non si muoveva. Richiusi gli occhi e passai come attraverso un altro deliquio. So che qualcuno mi ha tirato di sotto a coloro che mi stavano sopra e che mi ha fatto rinvenire
      .
      Riprendo la narrazione della strada, solo perché ho dimenticato il documento più importante della giornata. È il manifesto del sindaco.
     
     
      Cittadini,
     
      Luttuosi avvenimenti hanno funestato la città.
      Milano che pensa e lavora non può essere solidale con coloro che, obliosi d'ogni dovere, attentano alla pubblica pace.
      Si stringano i buoni fra loro, e, rispettosi dei fratelli dell'esercito, che sapranno difendere l'ordine pubblico loro affidato, facciano che Milano torni alla sua industre tranquillità che la rese fin qui rispettata e invidiata.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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