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      - Su, su! che siamo vicini!
      Io li vedo ancora sbucare nella via, rossi come se fossero usciti da un forno e sbandarsi in un fiato a rotta di collo. Solo i due compagni, con le ascelle del ferito sulle braccia hanno dovuto continuare la parte dell'eroe, andando via adagio adagio col moribondo, scuotendolo, facendolo sussultare e traballare e dicendogli di stare in piedi se non voleva essere arrestato. Andavano via come tre amici, braccio sotto braccio, e io tenevo loro dietro con gli occhi ai piedi che descrivevano nel mezzo della strada gli orrori di una vita che si spengeva.
      I piedi che si lasciavano tirar dietro, scappucciavano, si contorcevano, voltavano la suola dalla parte opposta, urtavano contro i sassi, sfioravano il suolo, piegavano, puntavano le punte nei solchi dell'acciottolato come piedi morti.
      Io sono rincasato vecchio di cento anni.
      Ho veduto i cadaveri buttati sulle spiagge dei mari a dozzina, ho veduto morire gente sui campi di battaglia, ma non ho mai subito il terrore che mi ha fatto subire un uomo calato da un tetto e sorretto dai combattenti e fatto andare per le strade come un fusto di carne morta.
      Il cadavere che cammina e piega su se stesso con la testa che va da una parte all'altra, toglie il respiro. Si allibisce come in mezzo ai fantasmi dell'incubo notturno.
     
      UNA PAGINA SCONOSCIUTA
     
     
     
      Il pomeriggio della seconda giornata del maggio novantotto, è stato per tutti una sorpresa. Coi serra serra del giorno prima, durante i quali sono caduti morti un questurino e un operaio, c'era in giro qualche apprensione, ma nessun Mathieu de la Drôme avrebbe preveduto che due o tre ore dopo si sarebbero fatte le fucilate per le vie come in tempo di rivoluzione.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Mathieu Drôme