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      La gente che passava e vedeva la truppa che si sparpagliava per le arterie principali veniva presa dal panico ma non correva fino alla disperazione. Più tardi le notizie si facevano e si sfacevano. Chi narrava di aver assistito al massacro e chi smentiva il narratore. La cosa curiosa di tutti i momenti tragici della vita pubblica, è che nessuno era sicuro di quello che raccontava.. Le persone che asserivano di aver l'eco della scarica nelle orecchie, si lasciavano poi convincere dagli altri che lo sbigottimento aveva dato loro una fantasia spaventata. Mi ricordo come se fosse adesso. Un uomo tutto grigio, tutto tremante, diceva balbettando che cinque o sei operai erano andati uno sull'altro fulminati da una scarica militare. Il ricordo della scena lo faceva piangere in un modo convulsonario. Un altro presente lo guardava meravigliato e si convinceva di essere davanti ad un pazzoide. Era passato lui dallo stesso punto, alla stessa ora, e non vi aveva veduto anima viva. Si trattava di un caso di allucinazione? Certi spargitori di notizie false dovrebbero essere arrestati, si diceva. Si fa presto a disonorare la truppa. In quel momento tutti avevano bisogno di credere che i soldati fossero incapaci di ubbidire ad ordini selvaggi e il vecchio incominciò a titubare, a credere di aver straveduto e a ritirarsi dal capannello come un diffamatore colto in piena calunnia. Di vero non c'era che un berretto che passava da un centro all'altro, per ricomparire più tardi con la materia cerebrale di un pitocco buttato in terra col cranio sfracellato.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302