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      Proprio in quell'attimo mi sono trovato a faccia a faccia con un medico che mi diede l'appuntamento per la sera in una trattoria dove solevamo pranzare qualche volta. Qualcuno gli aveva raccontato che ero stato in giro a raccogliere episodi con la matita e perciò alla riunione che doveva aver luogo ero indispensabile. Dove? Non lo sapeva neppure lui. Non si supponevano spie fra noi, ma le preoccupazioni in momenti così turbati erano necessarie. Il segreto in tante bocche è sempre un pericolo. Alle volte, o per mania di darsi dell'importanza o per fiducia con chi si parla, si fanno confidenze che diventano di tutti. Ci salutammo e ci ritrovammo a tavola con un giovane deputato che rappresenta anche ora un collegio piemontese. La trattoria sentiva della giornata. Molti posti erano vuoti. Coloro che mangiavano parevano costernati, o tacevano o conversavano sottovoce con una sobrietà di parole che dava all'ambiente un non so che di lugubre. Ci separammo con l'intesa di andare ciascuno per nostro conto alla redazione di un giornale, dove saremmo stati ricevuti dalla persona incaricata di dirci il luogo della riunione. Vi trovai molte facce sconosciute, facce garibaldine, facce democratiche e un via vai di gente che andava e veniva. Anche la redazione traduceva la giornata del diavolo. Le figure passavano tristi e mute, poi ripassavano con lo stesso contegno riguardoso delle persone che non vogliono essere interrogate. Tuttavia sovente l'amicizia interrompeva la musoneria e costringeva a parlare.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302