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      le teste governative, voi vi troverete in una condizione peggiore di prima. Sarete imbarazzati della vittoria. L'insurrezione milanese del '48, si è trovata, su per giù, nelle stesse condizioni. I capi del movimento si sono contentati di conquistare Milano, e così i nuovi contingenti austriaci venuti dal di fuori li hanno sopraffatti. Neanche un rovescio di dinamite sui soldati potrebbe salvare dal disastro. All'indomani la città sarebbe bloccata e bombardata. La colpa cadrebbe sulle nostre teste. Non c'è nulla da fare. Una sollevazione generale spontanea? Voi avete udito. Non ci sono neanche i ferrovieri. I ferrovieri rifiutano di abbandonare i treni. Allora che cosa sono venuti a fare? E se non ci sono loro che sono organizzati e disciplinati, chi volete che insorga? Gli impiegati, gli esercenti, i negozianti, gli industriali tenuti lontani da ogni movimento insurrezionale dai loro istinti e dai loro interessi? Una scampanellata ha agitato tutti i nervi e precipitata la discussione. Era entrata una signora velata a prendere il marito deputato e dietro lei eran giunti due o tre altri a far gelare il sangue. Si continuava ad arrestare a domicilio. Alcuni si valsero del momento di commozione per prendere la scala. Guai se la polizia ci avesse sorpresi. Nessuno avrebbe cavato dalla testa pubblica che l'adunanza avesse intendimenti insurrezionali. Le figure più note della democrazia milanese sarebbero state sotto chiave e tutti sarebbero stati convinti che i propositi dei radunati erano rivoluzionari.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Milano