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      . I cavalli caracollano, s'impennano, nitriscono e tentano di prendere la mano ai cavalieri.
      La gente, colle mani calde del battimani fragoroso che aveva salutato la truppa, scompare chiudendo le imposte. I passanti vengono respinti verso il ponte. Gli imbocchi delle vie trasversali si chiudono con mucchi di soldati. Si prepara qualche cosa di grosso. L'entrata al ponte ha una siepe di monturati che impedisce il passaggio. Si allineano i soldati anche davanti il portone della prefettura. Al limitare c'è ressa. Vedo gruppi di persone che si sciolgono e si rifanno o si perdono dietro le colonne.
      Qui al cordone di San Damiano c'è voluto del fiato per indurre i soldati a lasciar passare i fattorini con manate di telegrammi.
      Sono le undici e mezzo. Incominciano le fucilate di Porta Monforte. Si sentono colpi a intervalli. Dal mio posto vedo una nube di polvere bianca verso il dazio e dei cavalli che sbucano e ritornano nella nuvolaglia qualche volta illuminata dalle esplosioni.
      Dei signori che stanno in via del Conservatorio vogliono assolutamente passare. Le famiglie, sapendoli per le strade, devono essere inquiete.
      - Signor ufficiale, ci faccia passare o accompagnare. Ecco il nostro biglietto di visita.
      - Mi duole, ma ho ordini severi: non si passa.
      Il fuoco fuori di Porta Monforte diventa accelerato. Pam, pam, pam! Pam, pam, pam, pam!
      La commozione diventa generale.
      Tuona il cannone.
      Indietro! Indietro!
      Con le cannonate che imperversano per l'aria, ho tempo di fare delle considerazioni giornalistiche!


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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