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      Giunge, trafelata, vicino alla farmacia, una lavandaia, che abita in via della Cerva, cioè giù dal ponte, a destra del Verziere. Vuole assolutamente rincasare.
      Ha dei figli e le preme di sapere dove siano i suoi figli.
      - Fanno fuoco, badate, Teresa, ritornate indietro!
      Ella, la grandigliona non ha paura. Protetta dal grembiule, che si è tirato sulla testa, prende la rincorsa e scompare, seguita dai pam! pam! che vengono dalla via Stella.
      - Gesumaria! gridano le donne dall'altra parte.
     
      Dal naviglio di San Damiano, arrivano al mio posto due donne esterrefatte che abitano nel corso Lodi, fuori di Porta Romana. Sono inquiete per le loro famiglie, e anche loro, come la lavandaia, vogliono passare attraverso i pericoli, a costo di perdere la vita. Cerco di far entrare nella loro testa che è meglio rivedere la famiglia un po' più tardi che lasciarsi ammazzare. Spreco il fiato. Raccolgono le vesti e passano di corsa il ponte.
      - Pam, pam, pam!
      Passate incolumi, le persone addossate alla farmacia si convincono che i soldati tirano in aria.
      - Andiamo, andiamo, che fanno per spaventarci!
      E il gruppo si scioglie e sbuca sul ponte, come una filata di fannulloni, che vanno per il sole a scaldarsi. Una scarica di fucili li scompiglia. Scappano in tutte le direzione. È un fuggi fuggi, un si salvi chi può. Una ragazza precipita a terra dallo spavento e completa la scena del terrore. Un operaio, che la vede in pericolo, ritorna indietro, gettandosi sulle mani per evitare le pallottole. Raccoglie la fanciulla sul fianco e se la trascina giù dal ponte, rasentando la muraglia.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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