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      Ma forse anche coloro che l'hanno più ricca della mia riusciranno difficilmente a tradurre in poche parole lo stato dell'animo nostro in quei minuti di trepidazione angosciosa.
      Pare che nella mente dell'ufficiale fosse l'idea di farci fucilare in massa. Ci credeva rivoltosi, finti mendicanti, falsi frati tutti truccati per la rivoluzione. Parecchi della comitiva erano sulle ginocchia e pregavano con la sollecitudine della gente che non ha tempo da perdere o si sente la morte alla schiena. Alle madri si riempivano gli occhi. C'era una donna che aveva due piccini attaccati alle vesti, che piangevano, e un altro al seno che strillava. E c'era pure un padre che aveva tre figli. Era un uomo che si era ammalato ed era caduto nell'ultima miseria.
      L'ansia era stata protratta fino allo svenimento. Alcuni dinanzi le baionette cominciarono a sentirsi male.
      - Fermi! Fermi!
      Fu il nostro salvatore. Era un tenente... sul grado posso anche sbagliarmi. Era un tenente di fanteria che entrava col revolver in mano.
      - Capitano! Che cosa fa! non vede che sono tutti poveri?
      La voce del tenente rianimò tutti, e tutti si misero a dire m coro:
      - Grazia, grazia, scior tenente, che alcuni chiamavan maggiore! Dio lo benedica! Dio gliene renda merito! Che Dio el ghe daga del ben!
      E, se avessimo potuto, ci saremmo prostrati ai suoi piedi e gli avremmo baciate le scarpe.
      Senza di lui saremmo tutti morti. Cinque minuti più tardi e il coro sarebbe stato uno stanzone di cadaveri. Nelle mie preghiere non dimenticherò mai il mio salvatore.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Dio