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      - Senza dubbio.
      E il delegato promise che ci avrebbe fatto portare qualcosa dall'Orologio.
      - Devono avere un po' di pazienza, perché in questo momento ho molte cose da fare.
      Ci si chiuse nel camerotto riservato alle donne, il quale, secondo l'espressione dell'Eula, era "il meno peggio". Avevamo fame ma non aspettammo molto. Tre quarti d'ora dopo si spalancava l'uscio ed entravano roast-beef, un fiasco di vino, del formaggio, della frutta e delle sigarette.
      Mangiando si chiacchierava e si rideva.
      De Andreis era di opinione che avrebbero montata qualche macchina per tenerci in prigione.
      Federici fumava disperatamente una sigaretta dopo l'altra per cambiare l'odore dell'ambiente.
      Chiesi si contentò di dire che avrebbe pagato il conto.
      Un po' più tardi Seneci ci faceva sapere che non aveva mai dormito così bene.
      - Vi raccomando di ravvolgervi la testa nel fazzoletto, se non volete che certe bestioline vi vadano nelle orecchie.
      Cermenati si allungò sul tavolato con una frase tragica:
      - Così giovane e già tanto galeotto!
      Qualche minuto dopo, ricordandosi d'essere stato dilettante drammatico, si drizzò in piedi e si mise a declamare un po' d'Amleto:
     
      Potesse, oh! questa troppo salda carneChe mi veste, scomporsi, andar diffusa,
      Sfarsi come rugiada!
     
      Il carceriere, lungo il corridoio, ci impose il silenzio.
      - Signori, faccian silenzio!
      Ci addormentammo.
      Tra le dodici e mezzo e la una venimmo svegliati dal fracasso che si fece a schiudere l'uscio. Entrarono, tra la sorpresa generale, l'avvocato Carlo Romussi e il professore Emilio Girardi, accompagnati dalla guardia carceraria che portava la lanterna fumosa.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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