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      Si sa, una povera tosa non può sapere i regolamenti. L'hanno mandata in fila con un codazzo di rimproveri come se fosse stata la loro figliuola! Forconi! Non hanno creanza, non hanno. Ci vorrebbe... Lo so io cosa ci vorrebbe. Acqua in bocca, che i tempi sono tristi.
      - A me mi è toccato il peggio. Mi hanno lasciato il mio Alberto per ultimo perché non aveva la lista scritta. Noi, povera gente, non si ha tempo di scrivere. Loro hanno un bel dire. Vorrei vederli al nostro posto. La ragione volete che ve la dica io? Hanno la bocca larga come quella dei coccodrilli e i denti in gola. Quella è la ragione. Ma i miei denari li mangio io. Sissignori, li mangio io. C'è già troppo da fare colle disgrazie che ci manda il Signore, per avere da pensare a queste sanguisughe che ci beverebbero tutto il sangue in una volta!
      - Se ci fossero delle persone con due dita di testa ci lascierebbero entrare senza farci fare anticamera e senza buttar all'aria i cesti come se fosse roba rubata. Tirano fuori tutto, mettono le mani in tutto, cacciano il risotto nel salame, la torta nello stufato, le ciliege nell'insalata e l'arrosto nella minestra. Ci vuole dello stomaco a mangiare il soccorso.
      - Non ditelo a me, per amor del cielo, che ho veduto quello che voialtri forse non avete veduto. Ho veduto al di là del terzo cancello come si trattano i cesti. Non ne avete idea. Non ci sarebbe che la morte che potrebbe farmi dimenticare il disgusto che ho provato in quella mattina che ho assistito al tanto scempio.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Alberto