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      Dopo qualche ora passata con le braccia legate sulla schiena, come Gesù Cristo, diventai furioso. Gridavo, mi rotolavo per il suolo della cella buia e sotterranea con degli sforzi per liberarmi dal camiciotto che mi dava un tormento spasmodico, ma nessuno veniva a calmarmi o a vedermi. Non fu che il sonno che mi diede un po' di requie. Molti dei condannati al camiciotto che sopprime ogni movimento, implorano la commutazione del castigo. Preferiscono un periodo più lungo di camerella con pane e acqua alla tela che pigia le carni su se stesse con intendimenti assassini. Ma è difficile che si riesca ad ammansare i direttori. La clemenza non è il loro forte. Ho conosciuto un detenuto, imbestialito dagli spasimi atroci, che portò via coi denti un pezzo del tavolato sul quale doveva dormire.
      La maggioranza tace. Essa soffre il supplizio senza mandare un lamento. Ci sono individui che si farebbero attanagliare piuttosto che domandare perdono al loro carnefice, come ci sono nature che possono resistere a tutte le pene dell'inferno.
      Il regolamento è meno scellerato dei loro interpreti. Esso dà dei riposi anche alla camicia di forza e ingiunge che dopo quarantotto ore consecutive rimanga inoperosa per ventiquattro.
      Le infrazioni di poco conto, come le infrazioni al silenzio, sono punite secondo il sistema del direttore.
     
     
      LA PAGINA INTIMA DEL PROCESSO AI GIORNALISTI
     
     
     
      Il processo dei ventiquattro è stato chiamato dei giornalisti per fare del lusso(2).
      In verità, i giornalisti rappresentavano la minoranza.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Gesù Cristo