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      - 2555?
      - Presente!
      A mano a mano che si veniva chiamati, si andava vicino al cancello a ricevere la "biancheria". Per asciugarci la faccia e tutto il corpo, ci avevano dato una pezzuola di canape ruvidissima, a rigoni spaventevoli, a listoni alternati, che andavano dal bigio al cioccolato - due colori che porto nella testa con orrore. Perché sono le striscie che rappresentano la casa di pena e riassumono l'emblema del reclusorio. Sono i colori della camicia, i colori delle lenzuola, i colori del saccone, i colori del tascapane, i colori delle mutande, i colori del berretto, i colori della casacca e i colori dei calzoni.
      Per tutto il tempo della condanna non si vedono che dei clowns. Delle schiene a rigoni, delle braccia a rigoni, delle gambe a striscie e delle teste col copricapo listato di caffè e di bigio con dei puntini che paiono tante punzecchiature di pulci.
      Il numero di matricola aveva ingrossato il cuore di alcuni miei compagni. Romussi si era seduto sul suo sedile di legno con le lenzuola sulle braccia l'asciugatoio in mano dicendo: "Saccorotto!" Don Davide, di temperamento sensibilissimo, che si lascia commuovere, o trasportare, o abbattere dagli avvenimenti, sarebbe dato fuori a piangere se non fossimo stati presenti. Gli pareva impossibile, come diceva lui, che un sacerdote, che indossava la veste talare da trentasei anni, questa veste, aggiungeva, "che mi fu compagna e amica nei tempi lieti e tristi", potesse essere diventato il 2557, con la gamella matricolata e con la branda in una camerata comune ch'egli doveva calare e piegare al suono di una campana!


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Don Davide