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      Il "bugliolo" è il recipiente di legno con coperchio del liquido puzzolente. Scoperchiandolo, vi sentite in faccia la tanfata pestifera delle uova putrefatte. Il "pitalone" delle altre camerate è un enorme mastello che rimane negli angoli e passa per i corridoi come una cloaca. Nel reclusorio di Finalborgo non ci sono latrine! Quando si vuotano e passano dinanzi i cancelli, si è come in mezzo ai bonzoni dei pozzi neri che si scaricano. Il fluido nauseabondo vi sommerge come un edificio coperto fino ai coppi di materie fecali.
      Credete di essere lasciato in pace ed ecco il delinquente che viene col secchione del latte a mescervene nella brocca cinque centesimi. Rimane chiuso per cinque minuti e poi si riapre per lasciar entrare il recluso con la pagnotta.
      - Pane!
      State per mettervi a sedere e si spalanca un'altra volta il cancello. È il sottocapo che batte le dita della destra sul palmo della sinistra dicendo: aria!
      Ritornati dal passeggio, viene a farvi visita il forzato della spesa.
      La spesa non durava mai meno di quindici minuti.
      Era la cosa più difficile di questo mondo. Ogni mattina si doveva sciogliere il problema come si poteva vivere all'indomani con 25 centesimi, se si era condannati alla reclusione come il 2555 e il 2556, o con 35 centesimi se si era condannati alla detenzione come gli altri numeri di matricola della nostra camerata. Il 2555 rinunciava di solito al vino. Un quarto di vino costava nove centesimi. Era del lusso. E si faceva registrare per due "uova al tegame" - cioè per 22 centesimi.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Finalborgo